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Parole di vita
Gli Ebrei erano stati chiamati per primi nella vigna del Signore
e questo li aveva resi orgogliosi e arroganti. Credevano che i lunghi
anni di servizio conferissero loro il diritto di ricevere una ricompensa
maggiore degli altri ed erano indignati al massimo nell’apprendere
che anche i gentili avrebbero goduto gli stessi privilegi.
Cristo mise in guardia i discepoli, che aveva chiamato per pri-
mi, da una simile reazione negativa. Egli prevedeva che l’orgoglio
sarebbe stato una maledizione e causa di debolezza per la chiesa.
Gli uomini si sarebbero illusi di poter fare qualcosa per guadagnarsi
un posto nel regno dei cieli, avrebbero immaginato che il Signore li
avrebbe aiutati solo dopo aver conseguito i primi progressi. Cosi l’io
avrebbe trionfato e Gesù sarebbe stato accantonato. Molti sarebbero
andati fieri di ogni minimo passo avanti, ritenendosi superiori agli
altri, sarebbero stati avidi di adulazioni e gelosi del primo posto
nella considerazione altrui. Cristo voleva preservare i discepoli da
questo pericolo.
Vantarsi dei propri meriti è fuori luogo: “Il savio non si glori
della sua saviezza, il forte non si glori della sua forza, il ricco non
si glori della sua ricchezza: ma chi si gloria si glori di questo: che
ha intelligenza e conosce me, che sono l’Eterno, che esercita la
benignità, il diritto e la giustizia sulla terra; perché di queste cose
mi compiaccio, dice l’Eterno” (
Geremia 9:23, 24
).
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Noi non saremo ricompensati in base ai nostri meriti - affinché
nessuno si glori -, ma per grazia: “Che diremo dunque che l’an-
tenato nostro Abrahamo abbia ottenuto secondo la carne? Poiché
se Abrahamo è stato giustificato per le opere, egli avrebbe di che
gloriarsi; ma dinanzi a Dio egli non ha di che gloriarsi; infatti, che
dice la Scrittura? Or Abrahamo credette a Dio, e ciò gli fu messo in
conto di giustizia. Or a chi opera, la mercede non è messa in conto
di grazia, ma di debito; mentre a chi non opera ma crede in colui
che giustifica l’empio, la sua fede gli è messa in conto di giustizia”
(
Romani 4:1-5
). Non c’è motivo quindi di ritenersi migliori degli
altri o invidiarli. Non abbiamo alcun privilegio che ci metta ad un
livello superiore agli altri e nessuno ha diritto alla ricompensa.
Sia i primi che gli ultimi riceveranno la medesima ricompen-
sa eterna, e i primi dovranno dare gioiosamente il benvenuto agli
ultimi. Chi invidia la ricompensa altrui dimentica che anche lui è
salvato solo per grazia. La parabola dei vignaiuoli condanna ogni