Pagina 261 - Parole di vita

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I criteri della ricompensa finale
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gli dissero: Perché nessuno ci ha presi a giornata” (
Matteo 20:6, 7
).
Nessuno di questi disoccupati si trovava li ad aspettare dal mattino
o aveva respinto l’offerta del datore di lavoro. Chi lo fa e dopo si
pente, fa bene a pentirsi, ma è pericoloso ignorare il primo appello
della grazia.
Quando i vignaiuoli ricevettero “un denaro per uno”, quelli che
avevano lavorato sin dal primo mattino si indignarono. Non erano
stati all’opera per ben dodici ore? Non era loro buon diritto rice-
vere più di coloro che avevano prestato la loro opera solo un’ora
e quand’era più fresco? “Questi ultimi non han fatto che un’ora”,
obiettarono, “e tu li hai fatti pari a noi che abbiamo portato il peso
della giornata e il caldo.
“Ma egli rispondendo a un di loro disse: Amico, io non ti fo
alcun torto; non convenisti meco per un denaro? Prendi il tuo, e
vattene; ma io voglio dare a quest’ultimo quanto a te. Non m’è lecito
far del mio ciò che voglio? O vedi tu di mal occhio ch’io sia buono?
“Cosi gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi” (
Matteo 20:12-
16
).
Gli operai del primo gruppo rappresentano coloro che, in virtù
dei loro servizi, vorrebbero essere preferiti rispetto agli altri. Si met-
tono all’opera compiaciuti di loro stessi, ma senza spirito di rinuncia
e di sacrificio. Forse hanno promesso di servire Dio per tutta la vita
e sono stati in prima fila a sopportare fatiche, privazioni e prove, per-
ciò ritengono di avere diritto ad una lauta ricompensa. Pensano più
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alla retribuzione che al privilegio di servire Cristo. Secondo loro il
lavoro ed i sacrifici che hanno fatto gli dà diritto di essere più onorati
degli altri, e siccome Dio non riconosce questa pretesa, si offendono.
Lavorando con dedizione e fiducia potrebbero continuare ad essere i
primi, ma la loro tendenza a lamentarsi e criticare è contraria allo
spirito di Cristo e dimostra che non sono degni di fiducia, che si
preoccupano soprattutto di far carriera, che non confidano in Dio,
che sono gelosi e invidiosi dei fratelli. La bontà e generosità del
Signore per loro sono solo motivo di mormorio, e questo dimostra
che essi non hanno alcuna comunione con lui. Non conoscono la
gioia di collaborare col Maestro.
Non c’è niente che offenda Dio più di questa meschinità egoi-
stica. Egli non può collaborare con coloro che manifestano queste
caratteristiche e sono insensibili all’opera dello Spirito Santo.