Pagina 249 - Parole di vita

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La vera ricchezza
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era la diversa concezione del culto. I Farisei non dicevano niente
di buono dei Samaritani, anzi riversavano su di loro le peggiori
maledizioni. L’avversione tra i due popoli era talmente aspra che
la samaritana rimase stupita che Gesù le chiedesse da bere: “Come
mai”, chiese, “tu che sei giudeo chiedi da bere a me che sono una
donna samaritana?”. “Infatti”, spiega l’evangelista, “i Giudei non
hanno relazioni co’ Samaritani” (
Giovanni 4:9
). E quando, nel loro
furore omicida contro Cristo, i Giudei si levarono un giorno nel
tempio per lapidarlo, non trovarono parole migliori di queste per
esprimergli il loro odio: “Non diciam noi bene che sei un Samaritano
e che hai un demonio?” (
Giovanni 8:48
). Nondimeno furono proprio
il sacerdote ed il levita ad ignorare il comandamento divino dell’amor
del prossimo, lasciando ad un odiato e disprezzato Samaritano il
compito di soccorrere un loro connazionale.
Il Samaritano aveva tradotto in pratica il comandamento “ama
il tuo prossimo come te stesso”, dimostrando di essere più giusto
di coloro che lo disprezzavano. Mettendo la propria vita a repenta-
glio, trattò il ferito come un fratello. Questo Samaritano rappresenta
Cristo che ci ha trattati con un amore sovrumano. Quando eravamo
feriti e morenti ha avuto pietà di noi, non è passato dal lato opposto
della strada, non ci ha abbandonati, impotenti e disperati, in balia
della morte. Non è rimasto nella sua dimora santa e felice, circon-
dato dall’amore delle schiere celesti. Osservando la nostra dolorosa
necessità, prese a cuore il nostro caso identificando i suoi interessi
con quelli dell’umanità. Mori per salvare i suoi nemici e pregò per i
suoi assassini. Mettendo in rilievo il proprio esempio Egli ricorda ai
suoi discepoli: “Questo vi comando: che vi amiate gli unì gli altri”.
“Com’io v’ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri” (
Giovanni
15:17
;
Giovanni 13:34
).
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Il sacerdote ed il levita erano andati al tempio per il culto stabi-
lito da Dio stesso. Parteciparvi rappresentava un grande privilegio,
perciò essi pensavano che, dopo tanto onore, fosse umiliante per loro
soccorrere un individuo ferito e sconosciuto, abbandonato ai margini
della strada. Ignorarono l’occasione d’oro che Dio gli offriva di
essere suoi strumenti di benedizione a favore di un loro simile.
Anche oggi molti commettono un errore simile: distinguono
due tipi di doveri, di cui il primo comprende tutte le grandi cose
richieste dalla legge, mentre nel secondo rientrerebbero le cosid-