Pagina 201 - Parole di vita

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Di fronte al tribunale supremo
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condannato da solo: “Allora il re disse ai servitori: Legatelo mani e
piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori”.
L’esame che il re fa degli ospiti presenti alla festa rappresenta
l’opera del giudizio. Gli invitati al banchetto evangelico sono coloro
che professano di servire Dio e i cui nomi sono scritti nel libro della
vita. Ma non tutti sono veri cristiani. Prima che sia elargita la ricom-
pensa finale bisogna accertare chi è veramente degno di partecipare
all’eredità dei giusti. Questo accertamento deve avvenire prima del
ritorno di Cristo sulle nuvole del cielo, perché allora Egli verrà “per
rendere a ciascuno secondo l’opera sua” (
Apocalisse 22:12
). Prima
che Egli ritorni, quindi, dovrà manifestarsi chiaramente il carattere
e l’opera di ogni individuo e in conseguenza anche il discepolo di
Cristo riceverà la sua ricompensa.
Mentre gli uomini vivono e si agitano sulla terra, in cielo ha
luogo il giudizio investigativo. Dio passa in rassegna ed esamina
la vita dei suoi seguaci secondo quanto sta scritto nei libri celesti e
decide poi della loro sorte in base ai loro atti.
L’abito di nozze della parabola rappresenta il carattere puro e
immacolato che deve distinguere i veri seguaci di Cristo. Alla chiesa
“è stato dato di vestirsi di lino fino, risplendente e puro”, “senza
macchia, senza ruga o cosa alcuna simile”. “Il lino fino son le opere
giuste dei santi” (
Apocalisse 19:8
;
Efesini 5:27
). La giustizia di
Cristo, cioè il suo carattere perfetto, è trasmessa per fede a tutti
coloro che lo accettano quale loro Salvatore personale.
I nostri progenitori indossarono questo abito bianco di innocenza
quando Dio li insediò nel giardino d’Eden. Là vivevano in piena
sintonia con la volontà divina e amavano il Padre celeste con tutto
il cuore. Una luce bella e soave, la luce di Dio, avvolgeva la santa
coppia. Questo manto luminoso era un simbolo della loro innocenza
e avrebbe continuato a rivestirli se fossero rimasti fedeli a Dio. Ma
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il peccato li separò da Dio e la luce che li circondava svanì. Ver-
gognandosi della loro nudità cercarono di sostituire l’abito celeste
coprendosi con un intreccio di foglie di fico.
Sin dai giorni di Adamo ed Eva i trasgressori della legge divina
fanno altrettanto: intrecciano foglie di fico per nascondere la propria
nudità, le conseguenze del proprio peccato. Indossano abiti fatti di
propria mano, cioè vogliono occultare i peccati commessi con le
loro opere buone per farsi accettare nuovamente da Dio.