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Parole di vita
dò un’altra volta i servi a dire: “Ecco, io ho preparato il mio pranzo;
i miei buoi ed i miei animali ingrassati sono ammazzati, e tutto è
pronto; venite alle nozze” (
Matteo 22:4
). Fu questo il messaggio
recato agli Ebrei dopo la crocifissione di Cristo, ma quello che si
vantava di essere il popolo eletto di Dio, respinse l’Evangelo che
gli era stato annunciato con la potenza dello Spirito Santo. Molti
lo fecero con il più profondo disprezzo, altri addirittura, di fronte
all’offerta di salvezza e perdono per aver respinto il Signore della
gloria, si infuriarono al punto da scagliarsi letteralmente sui portatori
del messaggio: “E vi fu in quel tempo una gran persecuzione contro
la chiesa in Gerusalemme” (
Atti 8:1
). Molti uomini e donne furono
gettati in prigione e alcuni dei messaggeri del Signore, come Stefano
e Giacomo, furono perfino messi a morte.
Cosi gli Israeliti segnarono definitivamente il loro rifiuto della
grazia di Dio, e Cristo predisse in questa parabola con quali con-
seguenze: “Allora il re... mandò le sue truppe a sterminare quegli
omicidi e ad ardere la loro città”. Questo giudizio si abbatté sugli
Ebrei al momento della distruzione di Gerusalemme e della loro
diaspora in tutto il mondo.
Il terzo invito alla festa rappresenta la proclamazione dell’E-
vangelo fatta ai pagani. Il re disse: “Le nozze, sì, sono pronte; ma
gl’invitati non ne erano degni. Andate dunque sui crocicchi delle
strade e chiamate alle nozze quanti troverete” (
Matteo 22:8, 9
).
“E quei servitori, usciti per le strade, raunarono tutti quelli che
trovarono, cattivi e buoni” (
Matteo 22:10
). Era una compagnia molto
eterogenea e alcuni non mostravano per il padrone più rispetto di
quelli che avevano risposto negativamente. I primi invitati pensavano
di non poter rinunciare a certi vantaggi mondani solo per partecipare
al banchetto del re, e fra chi aveva accettato, c’era chi lo faceva per
puro tornaconto, per mangiare a sazietà ma non per onorare il re.
Quando questi venne a vedere i convitati, si manifestò il vero
carattere di tutti. Aveva fatto dono ad ognuno di un abito da festa
e indossandolo gli ospiti dimostravano di avere rispetto per l’orga-
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nizzatore della festa. Ma c’era un individuo in abiti comuni. Non
si era preoccupato di prepararsi nel modo richiesto disdegnando il
prezioso abito del re. Era un atto offensivo nei confronti del suo
signore, perciò non poté replicare niente quando il re gli chiese:
“Amico, come sei entrato qua senza aver un abito di nozze?”. Si era