Pagina 17 - Parole di vita

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“Il seminatore uscì a seminare”
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ove non avea molta terra; e subito spuntò, perché non avea terreno
profondo; ma quando il sole si levò, fu riarsa; e, poiché non avea
radice, si seccò. Ed un’altra cadde fra le spine; e le spine crebbero
e l’affogarono e non fece frutto. Ed altre parti caddero nella buona
terra; e portarono frutto che venne su e crebbe, e giunsero a dare
qual trenta, qual sessanta e qual cento” (
Marco 4:3-9
).
La missione di Cristo non fu capita dai suoi contemporanei
perché il modo in cui Egli venne non corrispondeva alle loro attese.
Il Signor Gesù costituiva il fondamento di tutto il sistema ebraico il
cui imponente rituale era stato ordinato da Dio e doveva insegnare
al popolo che al momento stabilito sarebbe venuto colui che le
cerimonie rappresentavano. Ma, esaltando le forme e le cerimonie,
gli Ebrei finirono per perder di vista l’obiettivo. Le tradizioni, i
principi e gli statuti umani offuscavano le lezioni che Dio voleva
insegnar loro. Queste norme e tradizioni impedivano loro di capire e
praticare la vera religione, e, quando la realtà giunse nella persona di
Cristo, non riconobbero in lui l’adempimento di tutti i loro simboli,
la sostanza di tutte le loro ombre. Aggrappandosi ai loro simboli e
alle loro cerimonie inutili, respinsero Gesù, la realtà. Il Figlio di Dio
era venuto, ma essi continuavano a chiedere un segno. Pretendevano
un miracolo per rispondere all’appello: “Ravvedetevi, poiché il regno
de’ cieli è vicino” (
Matteo 3:2
) L’Evangelo di Cristo era per loro una
pietra d’inciampo perché chiedevano segni invece di un Salvatore.
Si aspettavano che il Messia confermasse le sue affermazioni con
potenti atti di conquista, stabilendo il suo impero sulle rovine dei
regni terreni. Cristo rispose a queste attese con la parabola del
seminatore: il regno di Dio doveva trionfare non con la forza delle
armi né con atti di violenza, bensì introducendo un principio nuovo
nel cuore umano.
“Colui che semina la buona semenza, è il Figliuol dell’uomo”
(
Matteo 13:37
). Cristo era venuto non da re ma come seminatore,
non per rovesciare regni, ma per spargere il seme, non per additare ai
suoi seguaci trionfi terreni e grandezza nazionale, bensì una messe
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che si potrà raccogliere dopo un lavoro duro e paziente, dopo perdite
e delusioni.
I Farisei avevano inteso benissimo il senso della parabola, ma
non ne gradivano la lezione, perciò finsero di non capire. Quanto alla
folla, questa parabola aveva avvolto in un mistero ancora più fitto