La misura del perdono
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impotenza e non accettano perciò la misericordia divina in dono,
bensì tentano di costruire da soli la propria giustizia. Al pensiero
dei propri peccati il loro cuore non si è infranto né umiliato e perciò
sono esigenti e spietati con gli altri. La colpa che hanno dinanzi a
Dio, in confronto a quella che gli altri hanno di fronte a loro, è nella
proporzione di diecimila talenti a cento denari, cioè di un milione a
uno, eppure hanno l’ardire di negare il perdono!
Nella parabola il re fece chiamare il servo spietato e gli disse:
“Malvagio servitore, io t’ho rimesso tutto quel debito, perché tu
me ne supplicasti; non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo,
com’ebbi anch’io pietà di te? E il suo signore, adirato, lo diede in
man degli aguzzini fino a tanto che avesse pagato tutto quel che gli
doveva. Cosi”, soggiunse Gesù, “vi farà anche il Padre mio celeste,
se ognun di voi non perdona di cuore al proprio fratello” (
Matteo
18:32-35
). Chi non è disposto a perdonare non speri di ottenere
perdono.
Non bisogna però fraintendere il senso di questa parabola. Il
perdono di Dio non ci dispensa affatto dal dovere di obbedirgli, e,
analogamente, la nostra disponibilità a perdonare il prossimo non
significa che dobbiamo rinunciare a certe esigenze legittime. Nella
preghiera che Gesù insegnò ai discepoli si dice: “E rimettici i nostri
debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori” (
Matteo
6:12
), ma Egli non intendeva dire che dobbiamo rinunciare ai nostri
diritti nei confronti dei debitori pur di farci perdonare i nostri peccati.
Se non possono pagare, anche in seguito ad un’amministrazione
imprudente, non dobbiamo cacciarli in prigione, opprimerli o trattarli
duramente. D’altro canto la parabola non ci insegna che siamo tenuti
a incoraggiare la pigrizia. La Parola di Dio dichiara che “se alcuno
non vuol lavorare, neppur deve mangiare” (
2Tessalonicesi 3:10
). Il
Signore non pretende che chi lavora duramente deve sostenere gli
oziosi. Molti finiscono nella povertà e nel bisogno perché perdono
tempo e non si impegnano, e se non rimediano a questi difetti,
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qualunque cosa si faccia per aiutarli equivarrà a mettere un tesoro in
un sacco bucato. Ma esiste un tipo di povertà inevitabile ed è nostro
dovere manifestare carità e simpatia per simili sciagurati. Trattiamo
sempre gli altri come vorremmo essere trattati noi in circostanze
simili!
Per bocca dell’apostolo Paolo lo Spirito Santo ci raccomanda: