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Parole di vita
fine di chi si dedica al culto del proprio io!
Se hai imboccato questa via, sappi che spendi denaro per ciò che
non nutre e lavori per finì che non soddisfano. In certi momenti dì
lucidità ti renderai conto della tua degradazione e allora, solo e in
un paese lontano, consapevole della tua miseria, esclamerai dispe-
rato: “Misero me uomo! chi mi trarrà da questo corpo di morte?”
(
Romani 7:24
). Il profeta esprime una verità universale quando dice:
“Maledetto l’uomo che confida nell’uomo e fa della carne il suo
braccio, e il cui cuore si ritrae dall’Eterno! Egli è come un tamerice
nella pianura sterile; e quando giunge il bene, ei non lo vede; dimora
in luoghi aridi, nel deserto, in terra salata, senza abitanti” (
Geremia
17:5, 6
). Dio “fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e
fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (
Matteo 5:45
), tuttavia gli uo-
mini hanno la facoltà di rifiutare il sole e la pioggia. Così, mentre il
Sole di Giustizia brilla e la pioggia della grazia cade liberamente per
tutti, noi possiamo ancora allontanarci da Dio per andare a dimorare
“in luoghi aridi, nel deserto”.
Ciò nonostante Dio, nel suo grande amore, cerca chi ha voluto
allontanarsi da lui e fa dì tutto per ricondurlo alla casa paterna.
Del figlio prodigo leggiamo che, nella sua miseria, è “rientrato in
se stesso”. L’insidioso incanto con cui Satana l’aveva irretito è
scomparso ed egli comprende che le sue sofferenze sono il risultato
della sua follia. Esclama: “Quanti servì di mio padre hanno pane in
abbondanza, ed io qui mi muoio di fame! Io mi leverò e me n’andrò
a mio padre” (
Luca 15:17, 18
). Per quanto si senta miserabile, il
figlio prodigo crede ancora nell’amore paterno e questa convinzione
gli infonde speranza. L’amore del padre lo attira a ritornare a casa.
L’amore divino agisce in modo analogo inducendo il peccatore a
ritornare sui suoi passi: “La benignità dì Dio ti trae a ravvedimento”
(
Romani 2:4
). L’amore, la grazia e la misericordia di Dio circondano
come una catena d’oro ogni anima in pericolo ed Egli dichiara:
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“Si, io t’amo d’un amore eterno; perciò ti prolungo la mia bontà”
(
Geremia 31:3
).
Il figlio prodigo decide di confessare la propria colpa. Andrà dal
padre a dirgli: “Ho peccato contro il cielo e contro te: non son più
degno d’esser chiamato tuo figliuolo” (
Luca 15:18, 19
). Tuttavia,
dimostrando di conoscere ben poco l’amore del padre, aggiunge:
“Trattami come uno dei tuoi servi”.