Pagina 127 - Parole di vita

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La riabilitazione dell’uomo
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protagonista della parabola: egli scialacqua con le prostitute i beni
pretesi egoisticamente dal padre. Gli anni migliori della giovinezza,
le energie intellettuali, i nobili ideali e le aspirazioni spirituali, tutto
viene sacrificato alla sete di piacere.
Ad un certo punto sopravviene una grave carestia e anche lui
comincia a soffrire la miseria. Trova lavoro presso un abitante del
paese che lo manda a custodire i suoi maiali, lavoro tra i più bassi
ed umilianti per un ebreo... Il giovane così fiero della sua libertà
ora si ritrova schiavo, ridotto alla più odiosa servitù, “tenuto stretto
dalle funi del suo peccato” (
Proverbi 5:22
). Svanito lo scintillante
miraggio che l’aveva abbagliato, sente ora su di sé tutto il peso delle
sue catene. Seduto a terra in quel paese squallido e devastato dalla
fame, si ritrova solo in compagnia dei porci. Quanto avrebbe dato
pur di saziarsi con le carrube usate per sfamare quegli animali! Di
tutti gli allegri compagni che gli si accalcavano intorno nei giorni di
prosperità per mangiare e bere alle sue spalle, nessuno gli è rimasto
vicino. Dove è finita la sua gioia sfrenata? Mettendo a tacere la
propria coscienza e annebbiando i propri sentimenti, pensava di
essere felice, ma ora - senza denaro, a stomaco vuoto, umiliato nel
suo orgoglio, moralmente in rovina, indebolito nella forza di volontà,
poco degno di fede, apparentemente insensibile ai suoi sentimenti
più nobili - è la più miserabile delle creature umane!
Che quadro impressionante della condizione del peccatore! Seb-
bene Dio gli prodighi i benefici del suo amore, l’uomo peccatore,
schiavo dell’egoismo e del piacere, non desidera altro che liberarsi
del Padre celeste. Simile a questo figlio ingrato egli esige i buoni
doni di Dio quasi che gli spettino di diritto, e li riceve come cose
ovvie senza esprimere riconoscenza né ricambiare l’amore divino.
Come “Caino si partì dal cospetto dell’Eterno” alla ricerca di una
dimora, e come il figlio prodigo “se ne partì per un paese lontano”,
così il peccatore cerca la felicità dimenticando Dio (
Romani 1:28
).
Per quanto l’apparenza inganni, una vita incentrata sul proprio io
è una vita fallita. Chi vuole vivere lontano da Dio dissipa i suoi beni,
i suoi anni migliori, le facoltà dello spirito, del cuore e dell’anima,
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corre verso la rovina eterna. Chi sì separa da Dio per servire se stesso
si fa schiavo delle ricchezze. L’essere intelligente che Dio ha creato
perché fosse compagno degli angeli si è degradato a tal punto da
diventare servo dì ciò che è estremamente terreno e bestiale. Ecco la