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Parole di vita
suo carattere puro e sublime, riconosceremo la nostra debolezza e
povertà e i nostri difetti, prenderemo coscienza di essere perduti
e senza speranza, vestiti degli abiti della nostra misera giustizia
umana, come tutti gli altri peccatori. Capiremo che, semmai saremo
salvati, non sarà per la nostra bontà ma per l’infinita grazia di Dio.
La preghiera del pubblicano fu esaudita perché dimostrava la
fiduciosa consapevolezza di dipendere totalmente dall’Onnipotente.
Pensando a se stesso egli provava solamente un senso di vergogna,
e così dovrebbe essere per chiunque cerca Dio: con una fede che
rinuncia a confidare in se stessa, il peccatore penitente si aggrappi
alla sorgente della potenza infinita.
L’osservanza formale non può mai sostituire una fede semplice
e la totale rinuncia di sé, e nessuno può d’altronde spogliarsi da solo
del proprio io: possiamo solamente accettare che sia Cristo a farlo
per noi. Allora esclameremo: Signore, prendi il mio cuore perché io
non riesco a dartelo! Ti appartiene. Mantienilo puro, perché io non
so. Salvami da me stesso e dal mio carattere debole e così diverso da
Cristo. Modellami, formami, elevami in un’atmosfera pura e santa
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in cui la corrente del tuo amore mi inondi l’anima!
La rinuncia di sé non deve segnare solamente l’inizio della vita
cristiana, ma deve rinnovarsi ad ogni passo che man mano ci avvicina
al cielo. Tutte le nostre opere scaturiscono da una forza che è al di
fuori di noi, perciò occorre che ci aggrappiamo continuamente a
Dio con tutto il cuore, che confessiamo con dolore e sinceramente
i nostri peccati e ci umiliamo dinanzi a lui. L’unica salvaguardia
risiede nella totale rinuncia di sé e in una completa dipendenza da
Cristo.
Via via che ci avvicineremo a Gesù discerneremo meglio la pu-
rezza del suo carattere e la gravità del peccato e tenderemo sempre
meno alla superbia. Coloro che sono santi agli occhi di Dio saran-
no gli ultimi a far mostra di religiosità. L’apostolo Pietro divenne
un fedele ministro di Cristo, fu grandemente onorato dalla luce e
potenza divina che ricevette e contribuì attivamente all’edificazione
della chiesa di Cristo, ma non dimenticò mai la dolorosa esperienza
della sua umiliazione. Il suo peccato era stato cancellato, ma egli
sapeva benissimo che solo la grazia di Cristo aveva rimediato alla
sua debolezza di carattere che lo aveva fatto cadere. Non trovava
niente in sé di cui andare orgoglioso.