Capitolo 5: “Simile ad un granel di senape”
In mezzo alla folla che ascoltava gli insegnamenti di Cristo
c’erano molti Farisei che osservavano con disprezzo come ben pochi
dei suoi ascoltatori riconoscessero in lui il Messia e si chiedevano
in che modo quest’umile Maestro avrebbe potuto guidare Israele
al dominio del mondo. Senza ricchezze né potenza e onore, come
doveva stabilire il nuovo regno? Leggendo i loro pensieri Cristo
rispose:
“A chi è simile il regno di Dio, e a che l’assomiglierò io?” (
Mat-
teo 13:18
). Tra i governi terreni non ce n’era uno che potesse servire
da paragone, nessuna società civile che gli offrisse un simbolo, per-
ciò soggiunse: “Esso è simile ad un granel di senapa che un uomo
ha preso e gettato nel suo orto; ed è cresciuto ed è divenuto albero; e
gli uccelli del cielo si son riparati sui suoi rami” (
Luca 13:19
).
Il germe della semenza cresce grazie al manifestarsi del prin-
cipio vitale che Dio gli ha trasmesso, ed è uno sviluppo che non
dipende dalla forza umana. Così è anche del regno di Dio: è una
nuova creazione, e i principi secondo i quali si evolve sono diame-
tralmente opposti a quelli che reggono i regni di questo mondo. I
governi terreni prevalgono con la forza e conservano il dominio con
la guerra, mentre il fondatore del nuovo regno è il Principe della
pace. Lo Spirito Santo rappresenta i regni di questo mondo col sim-
bolo di feroci animali da preda, Cristo è invece “l’Agnello di Dio
che toglie il peccato del mondo” (
Giovanni 1:29
). I suoi piani di
governo non prevedono l’uso della forza bruta per costringere le
coscienze. I Giudei si aspettavano che il regno di Dio si stabilisse
allo stesso modo dei regni di questo mondo. Per affermare la giu-
stizia ricorrevano a provvedimenti esteriori, escogitavano metodi e
piani, Cristo al contrario combatte l’errore ed il peccato stabilendo
il principio della verità e della giustizia.
Mentre Gesù esponeva questa parabola si vedevano ovunque
piante di senape elevarsi al di sopra dell’erba e del grano e dondo-
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lare dolcemente nell’aria i propri rami. Gli uccelli saltellavano da
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